Tecnica

Speciale Telaio e Misure

di Stefano Orazzini

INTRODUZIONE #1

Con i precedenti interventi (le misure della bicicletta e le misure del ciclista) abbiamo introdotto le nozioni di base che servono per una corretta analisi del posizionamento in bici.

Adesso possiamo affrontare con cognizione l'argomento "misure del telaio", inteso come la perfetta fusione tra le misure antropometriche del ciclista e quelle del suo mezzo.

Alla corretta posizione in bici, oggi viene dedicato uno spazio di primaria importanza nell'ambito tecnico, in quanto partecipa in modo influente a migliorare l'efficienza del ciclista in bici, favorendo la respirazione e la dinamica degli arti inferiori nel gesto della pedalata, minimizzando il dispendio energetico ed evitando posture scorrette fonte di infiammazioni ai legamenti e dolori articolari, a carico soprattutto della colonna vertebrale.

Quando si parla di efficienza del ciclista è bene però specificare se si parla di efficienza meccanica o di efficienza fisiologica.

E' fondamentale saper dividere i due concetti: l'efficienza meccanica è la combinazione di angolazioni e misure tra il sistema di leve del ciclista (coscia-gamba-piede) e il sistema di leve del mezzo (pedali e pedivella) che, a parità di sforzo, permette di sviluppare la massima potenza meccanica.

L'efficienza fisiologica è invece la combinazione di angolazioni e misure tra il sistema di leve del ciclista (coscia-gamba-piede) e il sistema di leve del mezzo (pedali e pedivella) che permette al ciclista di massimizzare il risparmio energetico e muscolare in base agli obiettivi che si pone.

L'efficienza meccanica segue alcuni criteri oggettivi basati sulla fisica che regola il movimento del sistema di leve coscia-gamba-piede-pedale-pedivella, e criteri derivati dalle teorie redatte da fisici, biomeccanici e da figure di grande esperienza nel ciclismo.

L'inclinazione del piano del pedale rispetto alla pedivella è un criterio oggettivo, la misura ottimale dell'angolo di lavoro della coscia rispetto al piano orizzontale è un criterio derivato dalle esperienze accumulate in anni di studi.

In linea di massima l'efficienza meccanica può essere calcolata con una buona approssimazione attraverso metodi matematici seguendo le teorie più accreditate.

Purtroppo però l'efficienza meccanica non corrisponde esattamente a quella fisiologica, quest'ultima dipende da molti altri fattori perlopiù soggettivi e di difficile quantificazione, come l'elasticità muscolare e la mobilità articolare, la capacità individuale di mantenere una determinata cadenza, la conformazione antropometrica e muscolare e lo stile di pedalata.

Ottenere la massima potenza dal gesto della pedalata quindi non vuol dire di riflesso ottenere il miglior risparmio energetico-muscolare, ma significa solo che il gesto è economizzato sulla base delle leggi fisiche e delle teorie biomeccaniche.

L'efficienza meccanica è comunque un buon punto di partenza dal quale iniziare per personalizzare la posizione sul mezzo. Dalla postura meccanicamente efficiente si possono operare piccole variazioni su misure e angolazioni per raggiungere una migliore efficienza fisiologica.

Ricercare la migliore efficienza fisiologica non è affatto semplice con il "fai da te", servono molte prove ed una profonda conoscenza delle proprie caratteristiche per poter valutare eventuali effetti positivi o negativi di una posizione piuttosto che di un'altra; una buona analisi della posizione dal punto di vista fisiologico necessita di strumentazioni sofisticate (ergometri, elettromiografi, analisi computerizzata degli angoli di lavoro ...) che si possono trovare solo in centri specializzati in biomeccanica.

Certo è quindi che, se da un lato le teorie fisiche e meccaniche formulate fino ad adesso confluiscono in un unico pensiero, dall'altro è ancora acceso il dibattito sulle teorie biomeccaniche e fisiologiche che gravitano intorno al gesto della pedalata.

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